Ultimo aggiornamento
lunedì, 15 aprile 2024

FAQ

CHE COS’È IL DOLORE CRONICO?

Se il dolore acuto è la fisiologica risposta ad un danno/lesione di un distretto del corpo (trauma, infiammazione, ecc.), che tende ad estinguersi una volta guarita o risolta la patologia responsabile, il dolore cronico, invece, è un dolore patologico che dura da almeno sei mesi e/o che tende a persistere anche dopo la eventuale risoluzione della patologia originare (ad es., le nevralgia posterpetica che residua ad un herpes zoster o fuoco di S. Antonio). Il dolore cronico non è soltanto un dolore che dura nel tempo, ma, a differenza del dolore acuto, tende a diventare una vera e propria malattia invalidante, che investe tutta la persona del paziente, le sue funzioni cognitive ed emotive, la sua vita di relazione. L’impatto del dolore cronico sulla qualità di vita del paziente può essere rilevante.

QUANTO È DIFFUSO E QUALI SONO LE FORME PIÙ COMUNI DI DOLORE CRONICO?

Il dolore è, in assoluto, la causa più comune di ricorso al medico. Si stima che circa il 26% della popolazione italiana soffra di dolori più o meno ricorrenti. Si tratta dunque di una vera e propria pandemia.

Le forme più comuni di dolore cronico sono :

a) le cefalee primarie (ad es. emicrania, cefalea tensiva, cefalea a grappolo)
b) il mal di schiena (low back pain), nelle sue numerose varianti, a livello lombosacrale, cervicale o dell’intera colonna
c) il dolore neuropatico (ad es. il fuoco di S. Antonio o herpes zoster)
d) le algie orofacciali (ad es. la nevralgia del trigemino, anch’essa, per altro, dolore neuropatico, la sindrome disfunzionale dell’articolazione temporo-mandibolare, ecc.)
e) i dolori muscoloscheletrici (dolori miofasciali, fibromialgia,ecc.)
f) il dolore da cancro (che rappresenta circa il 5% delle sindromi dolorose croniche).

QUAL’È LA CAUSA DEL DOLORE CRONICO?

Benché non sappiamo bene come e perché un dolore acuto si trasformi in un dolore cronico, vi sono diverse cause a seconda delle patologie dolorose. In generale, possiamo distinguere tra un dolore cronico dipendente da stimoli potenzialmente lesivi del corpo e dolorosi (come ad es., traumi, infiammazioni, tumori, patologie degenerative, ecc.), e responsivo ai FANS ed agli oppiacei, e il dolore neuropatico, da lesione del sistema nervoso centrale e/o periferico, scarsamente responsivo a FANS ed oppiacei, ma ad altri farmaci, come gli antiepilettici di nuova generazione, in cui spesso il dolore non dipende dalla presenza di stimoli dolorosi, quanto piuttosto da una squilibrio nelle vie nervose che conducono il dolore.

QUAL’È IL RUOLO DEI FATTORI PSICOLOGICI NEL DOLORE CRONICO?

Non esiste dolore che non si accompagni ad una componente psicologica-emotiva (ad es., ansia, depressione). Il dolore fisico “puro” è un’astrazione almeno quanto il dolore psicologico “puro”. Nella maggior parte dei casi, il dolore cronico è un misto di componenti di ordine fisico e di ordine psicologico-emotivo, il cui peso varia da persona a persona. Entrambe le componenti vanno valutate e trattate appropriatamente, perché ansia e depressione tendono ad amplificare significativamente l’esperienza del dolore, e viceversa.

SI PUÒ MISURARE IL DOLORE?

Anche se non esistono metodiche oggettive che misurino un sintomo eminentemente soggettivo come il dolore, vi sono numerose scale di stima e misura del dolore e della sofferenza (come ad es. l’analogo visivo, o VAS), di universale ed agevole esecuzione, che sono di insostituibile utilità nella pratica clinica per valutare appieno l’entità del problema e monitorare il risultato del trattamento antalgico praticato. Ugualmente indispensabile è il diario del 
dolore, in cui il paziente registra, giorno per giorno, l’intensità del proprio dolore ed i risultati del trattamento prescritto.

A CHI RIVOLGERSI IN CASO DI DOLORE CRONICO?

Con il supporto ed il consiglio del medico curante, è importante evitare la eccessiva cronicizzazione del dolore, rivolgendosi il più presto possibile allo specialista più adatto (neurologo, neurochirurgo, oncologo, reumatologo, ecc.). Ma non c’è dubbio che la struttura più indicata per affrontare e risolvere il problema sia un Centro del Dolore. L’AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore) riporta, nel suo sito, un elenco aggiornato dei Centri del Dolore e la loro distribuzione nel territorio.

I CENTRI DEL DOLORE CURANO SOLO PAZIENTI TERMINALI?

Purtroppo è un falso luogo comune che I Centri del Dolore si occupino solo di pazienti oncologici “terminali”. Ovviamente, si occupano anche di questi (nell’ambito delle cosiddette “cure palliative”), ma non bisogna dimenticare che la stragrande maggioranza del dolore cronico (circa il 95%) è costituito dal dolore cronico non-oncologico.

SI CURA IL DOLORE CRONICO?

In linea di massima, il dolore cronico può essere ragionevolmente curato, con sollievo dei pazienti, nella maggior parte dei casi, anche se raramente, come del resto qualsiasi altra patologia cronica, può essere completamente eradicato.

IN CHE COSA CONSISTE LA TERAPIA DEL DOLORE?

Ogni dolore ha le sue cause e la sua terapia.

La terapia del dolore è una disciplina relativamente giovane che si avvale delle più avanzate metodiche di trattamento: 

a) farmaci (FANS, oppiacei, anticomiziali, antidepressivi, ecc.)
 ; b) infiltrazioni di anestetici locali in aree o punti dolorosi (trigger points);
 c) blocchi nervosi transitori o neurolitici
) ; d) tecniche di elettrostimolazione (periferica, spinale, cerebrale)
; e) tecniche neurochirurghe
); f) tecniche psicologiche (ipnosi e psicoterapie cognitivo-comportamentali).
Spesso è necessario un Approccio Multimodale al Dolore Cronico, per poter affrontare con successo le diverse componenti dello stesso.